Recensione: "Una dolce voluttà" di Kyung Ran Jo

Stamattina sono arrivata all'ultima pagina di Una dolce voluttà e mi sono sentita in pace. È stata una sensazione strana dato che è un romanzo straziante e (posso dirlo?) perverso. Amo i romanzi di stampo psicologico, ma di solito alla fine della lettura mi sento stremata e logorata. Questo, invece, mi ha come svuotata e rigenerata.

Titolo: Una dolce voluttà
Titolo originale: 혀 (Hyeo)
Autore: Kyung Ran Jo
Traduttore: Vincenza D'Urso
Prima edizione italiana: Piemme - maggio 2011
Prima edizione: Munhakdongne - 2007
Pagine: 246
Prezzo: Brossura - € 15,50
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Chi Won è una cuoca specializzata in cucina italiana. Rientrando a casa scopre Seok Ju, il fidanzato, nonché primo amore, a letto con Se Yon, giovane ex-modella e allieva della scuola di cucina di Chi Won. La fine burrascosa della relazione porta Chi Won sull'orlo di un baratro senza fine. Si abbandona ai ricordi e ai sapori che si mescolano alle espressioni del corpo; la sua vita prende le pieghe di un'allucinazione, perdendo ogni controllo sulle proprie azioni.
Risulta evidente che la protagonista non cerca in alcun modo di liberarsi dello spettro di Seok Ju, il quale diviene un'ossessione sempre più presente.
La narrazione è concentrata su Chi Won e trascura gli altri personaggi, restituendo efficacemente il punto di vista di una mente alienata. Fulcro centrale è la lingua, organo sensualissimo, che non si limita ad assaporare i piatti preparati con maestria e passione, ma diventa sede di sentimenti ed emozioni contrastanti e spesso indomabili. Attraverso la cucina Chi Won esprime tutta se stessa, dando voce ai propri inferni interiori fino ad arrivare a una macabra conclusione.
Leggere Una dolce voluttà mi ha più volte fatto frizzare la lingua come se fosse stata in attesa di assaporare i cibi preparati o descritti dalla protagonista, ma non mi ha mai messo appetito; mi ha, invece, trasmesso il desiderio di mettermi ai fornelli (sì, proprio io che sono una frana in cucina).
In generale ne ho avuto impressione positiva, ma non sono mancate alcune perplessità. La prima e più importante riguarda la traduzione. In Corea è stato un best-seller e poi è stato tradotto anche in inglese fino ad arrivare a noi. Naturalmente, per quanto ben fatte, le traduzioni perdono sempre qualcosa rispetto all'originale, ma ho più volte avuto la sensazione che in italiano non fosse stata resa al meglio.
L'altra cosa che mi ha dato da pensare e mi ha spinto a fare un po' di ricerche è stato il titolo. Essendo un romanzo dalle tinte erotiche, non è difficile capire la scelta di "voluttà", ma mi lascia veramente perplessa "dolce": nessun sentimento e neanche alcuna pietanza è dolce in queste pagine, persino il cioccolato è al 90% cacao. Il titolo italiano è, in effetti, diverso da quello dell'edizione inglese "Tongue", perfetta traduzione del coreano Hyeo; inutile dire che mi sembrano più appropriati questi ultimi, ma chissà, forse in Italia "Lingua" avrebbe venduto meno.

Un suggerimento prima di salutarvi: qualche minuto dopo aver finito di leggere il libro, ho ascoltato Hello di Red Roc ft. TOP. Ho trovato l'accostamento molto piacevole, perciò ve lo consiglio qualora vogliate leggere anche voi questo romanzo.

Il mio voto

4 specchi

Questa recensione partecipa a Hogwarts Reading Challenge.

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